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Dunque il problema è questo: entro dicembre saremo costretti a trovare una soluzione al conflitto che si crea da un lato dall'impossiblità di assumere nuovi docenti (il famoso giochino del perdi due e forse compri uno) e dall'altro dai parametri fissati dalla 270, i quali fissano un numero più alto per quanto riguarda il rapporto docenti-studenti (ovviamente più alto dal lato professori..).Ora stando ai calcoli ancora non definitivi di Rossi, ci troveremo ad avere una necessità di circa 80 docenti (per far fronte, seguendo la legge, al numero di iscritti) contro la desolante realtà di 70 (desolante perchè inamovibile, imbrigliata nel perverso meccanismo tirato su dalle recenti riforme o forse anche da storiacce più vecchie).
è una questione di rapporto docenti-iscritti. Non mi ricordo le cifre esatte, peròfaccio un'esempio: metti che ora il rapposrto sia di 1 professore ogni 20 iscritti, per i nuovi parametri deve diventare 1 prof ogni 10 iscritti..Quel 70 (circa) e 80 (circa) sono le uniche cifre che ricordo e corrispondono a un calcolo di massima (basato però sugli iscritti allo scorso anno..e a quanto pare quest'anno ce ne saranno di più) che ha fatto Rossi; lui dice che l'anno prossimo, per rispettare i criteri, dovremmo avere 80 docenti in organico mentre allo stato attuale ne abbiamo 70 e di più non se ne possono avere (per la storia del turnover bloccato).
fermo restando che una soluzione s'ha da trovare, possiamo fare due tipi di ragionamento: Il Ragioniere = dicesi ragioniere colui che, chiamato a risolvere un'impasse, usa la zappa, o se è particolarmente bravo un coltello affilato, per sbloccare la situazione. Nel nostro caso equivale a dire che si tratterebbe di levare dei corsi laurea (magistrale) o di levare degli studenti, freddamente e con unica motivazione quella di dover rispettare un regolamento.[list=2]Il CapoRagionier Rossi = dicesi CapoRagionier Rossi quello che giustifica l'intervento del ragioniere mettendolo sul piano culturale, o se preferite sul piano didattico-politico.[/list]Sviscero meglio la posizione numero due. La premessa che fa il preside è che la facoltà di psicologia di torino, essendo l'unica in italia a non limitare l'accesso alle magistrali, si becca tutti gli scarponi che non ce la fanno a entrare altrove. Questo di per sè non sarebbe un problema, anche se..mmmh ci torno dopo**.Lui sostiene poi che molti degli studenti che arrivano da fuori partecipano "a distanza" cioè non venendo mai a lezione ma passando da torino giusto per sostenere gli esami. Insomma sarebbero persone che ci vedono come diplomificio e non come culla del sapere e del pensiero criticoIl problema qui sarebbe pertanto di "politica di facoltà", ovvero la domanda che il preside retoricamente si pone è: che tipo di insegnamento a livello della magistrale si vuole dare? si vuole puntare sulla quantità di studenti laureati o sulla qualità?inutile dire che rossi pende per la seconda ed è qui che abbozza la sua cazzuola culturale: usare strumenti come una selezione all'ingresso della magistrale (meglio secondo lui) o una frequenza obbligatoria ai corsi (meno buona) per prendere tre piccioni con una fava: risolvere il problema del rapporto docenti-studenti imposto dalla 270 e complicato dagli effetti delle altre leggi rendere l'insegnamento magistrale una formazione di qualità, con un'ottantina di studenti per anno al massimo non trovarsi, per buonismo di facoltà e ideologia dell"aperto a tutti", a dover pagare in un futuro non tanto lontano in termini di meno finanziamenti (ci ricordava il preside che i parametri del miur ora come ora riguardano per esempio i fuori corso e, se non ricordo male io, i voti di laurea bassi: insomma tutte quelle cose che ti succedono, a te facoltà, quando prendi tanta gente ** e anche tanti "scarponi"). Morale e riassunto: riguardo a questo problema il Preside, pur non avendo ufficialmente presentato una proposta articolata, ha esposto la sua idea di prendere una medicina amara (la selezione alla magistrale) per curare varie cose (il nostro problema tecnico, la qualità della didattica e, in parte, i finanziamenti pubblici)
ma siamo sicuri che gli "scarponi" vengano da fuori? A parte Psicobiologia e (forse) Criminale, non ne sarei così sicuro. Psicobiologia ha adottato una politica scellerata negli scorsi anni e ora pare che sia rientrato tutto. Non vorrei che gli "scarponi" venissero in equa maniera da triennali di psicologia di torino, da triennali non di psicologia di torino, da triennali di psicologia di altre università.Io indagherei questo aspetto, prima di mettere un test di ingresso che sia più di sbarramento per i "nostri" che per quelli che vengono da fuori.Altra considerazione: in che materie gli scarponi sono scarponi? Attenzione, perchè nelle materie neuro-qualcosa e statistico-qualcosa, Torino eccelle. Però in tante altre non mi pare. Vuoi mettere quanto ne sanno di storia della psicologia in altre università con i nostri che hanno fatto "storia e metodi" ?Psicologia della personalità? Vogliamo mettere un test sui tipi e i tratti psicologici?... mi sa che sono i torinesi a soccombere.Il test di ingresso sicuramente risolve, e io sono d'accordo con Rossi, però bisogna stare attenti alle sorprese e cioè che passano quelli di fuori e non i torinesi. Poi io sono per i più bravi, quindi se passano i più bravi tanto meglio, anche se vengono da fuori. Lancio solo il monito.La frequenza obbligatoria per chi??? Per chi si iscrive alla magistrale? Ma se sono scarponi, la frequenza obbligatoria, se proprio ci voleva, ci voleva alla triennale.In sintesi, concordo con Rossi con la prova di ingresso alla magistrale ma, allo stesso tempo, bisogna preparare i nostri triennalisti a superarla.Altra questione: se chiunque, con una laurea triennale in psicologia, si può iscrivere ad una qualsiasi magistrale, allora la questione si complica. Mi spiego con un esempio: una volta si poteva iscrivere a scienze della mente solo chi aveva fatto neuropsicologia. Ora, a quanto pare, basta qualsiasi triennale. Se uno di sviluppo voleva iscriversi a scienze della mente, una volta, doveva dare degli esami integrativi (soprattutto di cose neuro). Ora, che facciamo? Gli diciamo che si può iscrivere, però deve fare una prova di ammissione. Dato che si iscrive a scienze della mente, la prova di selezione vertirà soprattutto su cose di neuro. Ora, sto poveretto, come fa a saperle? Dove se le studia? Non era meglio prima che gli si davano un pò di debiti della triennale di neuro, in modo da recuperare il pregresso, prima di dare gli esami della magistrale?Altra questione: ora c'è un'unica triennale, cioè scienze e tec. psicologiche. Quindi imparano tutti la stessa cosa. Quindi, per logica, per andare alla magistrale devono fare tutti lo stesso tipo di prova, con gli stessi contenuti. Non si può differenziare la prova di chi fa scienze della mente da chi fa clinica, perchè hanno studiato tutti la stessa cosa (scienze e tec. psicologiche).
ma..ti dirò che anche io ero perplesso sul fatto che gli scarponi venissero da fuori. Lì Rossi è stato vago, cioè mi ha detto che "ha buone ragioni di credere" che sia così, cioè che il 50% degli iscritti alle magistrali viene da fuori eche il 50% di questi siano scarponi. Mi citava come esempio il fatto che al colloquio che c'è adesso per accedere alla magistrale, per fare il quale occorre essere "scarponi" e essere usciti con 98 o meno dalla triennale, alla prima tornata di ottobre ci sono già 35 persone..(che però è lontano dal 50% del 50% che dice lui..).sono d'accordo con te che questo punto sarà da indagare...>> Altra considerazione: in che materie gli scarponi sono scarponi?interessante domanda..ma penso che nel ragionamento di rossi questa parte sia molto "ragionieristica" e poco culturale. A lui interessa il voto finale della triennale.Per essere precisi poi (mi son dimenticato di dirlo) le magistrali che sono più problematiche in quanto a numero di iscritti sono Clinica e Psicologia (indirizzo gulottiano, ovviamente). quindi quelle meno neurocose e statisticose..ciò vorrebbe dire due cose: o la gente va in controtendenza rispetto all'area di eccellenza torinese, oppure qui non siamo solo bravi nelle neurocose e statisticose..Poi..una cosa che mi è sfuggita del rossi-pensiero è se nella sua idea un ipotetico test sarebbe per tutti o solo per chi viene da altre lauree (di torino o di sydney) e da altre facoltà psy italiane. qualcuno ha afferrato? o sarebbe >> Se uno di sviluppo voleva iscriversi a scienze della mente, una volta, doveva dare degli esami integrativi (soprattutto di cose neuro). Ora, che facciamo? Gli diciamo che si può iscrivere, però deve fare una prova di ammissione. Dato che si iscrive a scienze della mente, la prova di selezione vertirà soprattutto su cose di neuro. Ora, sto poveretto, come fa a saperle? Dove se le studia? Non era meglio prima che gli si davano un pò di debiti della triennale di neuro, in modo da recuperare il pregresso, prima di dare gli esami della magistrale?Altra questione: ora c'è un'unica triennale, cioè scienze e tec. psicologiche. Quindi imparano tutti la stessa cosa. Quindi, per logica, per andare alla magistrale devono fare tutti lo stesso tipo di prova, con gli stessi contenuti. Non si può differenziare la prova di chi fa scienze della mente da chi fa clinica, perchè hanno studiato tutti la stessa cosa (scienze e tec. psicologiche).ma infatti, penso che tu ti risponda da solo..nel senso: una selezione all'ingresso delle magistrali, nel caso, si dovrebbe fare sulle conoscenze pregresse..non sulle conoscenze che dovrai acquisire nel biennio successivo! è come se il test di ingresso di psicologia lo si facesse su...psicologia!
Olà!La questione è ancora più da cabaret se si consideranole lamentele che abbiamo ricevuto nelle passate assembleerispetto al fatto che vengono isegnate cose differenti aseconda del troncone alfabetico, nonostante la triennaleunica!!!le questioni di rossi sono sacrosante e per quel poco che honotato l'università italiana è una specie di "paradisofiscale" (a buon intenditore...); numero libero vuol direabbassamento della qualità, quasi sempre, per come sonomesse ora le cose credo che sia più che utile limitarel'accesso, o meglio sarebbe suicida non farecosì...secondo me!
Ciao a tutti!Vi scrivo perchè ho assistito ad un convegno dell'associazione psicoanalisti italiani in cui hanno parlato anche di Univ e in particolare proprio di numero chiuso ecc così volevo dirvi cosa si sono detti.Rispetto a test per magistrali e cose varie vi riferisco il succo di quello che psicoterapeuti-psichiatri e psicoanalisti (lì c'erano un po' tutti, di tanti orientamenti diversi) pensano. In breve: non c'è lavoro, l'università prende per il cu* gli studenti perchè alla fine vengono ammessi tutti perciò il test di ingresso così non serve a niente e poi quando si laurea vanno a friggere patatine xchè sono in troppi. Non contenti di ciò sono una delle poche facoltà che non ha limiti di accesso alla magistrale perciò tutti quelli che non passano altrove vengono da noi e non essendoci un num massimo di possibili iscritti alla magistrale diventano tantissimi i futuri psic nel panorama torinese.Loro soluzione: test veramente selettivo in triennale per un bel po' di anni, tipo entrano 100 studenti in tutto, cioè il num di psic che il mercato del lavoro dovrebbe riuscire ad assorbire. Non si deve illudere la gente facendoli laureare che poi si trovano con un pugno di mosche in mano.Ora, come tutti voi ben sapete io sono tendenzialmente contro il test di ingresso ma mi rendo conto che attualmente è davvero inevitabile. Anche per le magistrali. Dovrebbe essere per tutti quelli usciti sotto il 98 (o la votazione che si decide) sia torinesi che non xchè qui sono proprio d'accordo: se chi viene da fuori è più bravo passa chi viene da fuori. E penso anche che non dovrebbe essereun colloquio farsa ma un test scritto sulla base dei concetti fondamentali della psicologia che un laureato in una qualsiasi triennale italiana deve sapere.
La questione dei prof. non ha soluzione immediata se non il numero chiuso. Mi spiace dirlo ma è matematica. Se la legge impone un certo rapporto studenti/prof e non ammette l'assunzione di nuovi prof, bisogna agire sul numero di studenti per forza. Non mi pare ci sia altra soluzione sul breve termine. Poi, nel frattempo, la battaglia politica può e deve (secondo me) andare avanti però ad oggi non si può far altro che ridurre il numero di studenti. Credo che il governo abbia fatto queste leggi a posta per risparmiare. Infatti in Italia, nonostante il rialzo delle tasse universitarie, uno studente costa allo stato molto più di quanto paga. Quindi meno studenti ci sono e meglio è. In altri paesi, dove le tasse sono molto più alte, questo problema non si pone. Tenete presente che in Italia le tasse sono bassissime se comparate al resto d'Europa e agli USA. Dico questo, non per difendere il governo (lungi da me!!) ma per dire che è antieconomico tenere tanti studenti. Come mi fanno notare i miei amici stranieri, l'Italia, per quanto possa avere un governo di destra (è di destra?? a me sembra solo un governo ridicolo), è sempre più a sinistra di tutti gli altri paesi occidentali. Negli altri paesi, pochi vanno all'università (in Italia quasi tutti almeno incominciano ad andarci) perchè dopo la scuola dell'obbligo trovano lavoro... vabbè mi fermo qui altrimenti esco fuori tema.
Per quanto riguarda il discorso di vendere le patatine fritte cioè tutta la seconda parte della mail, credo che si sia centrato un punto fondamentalissimo. Da sempre parlo di seminari obbligatori a chi si vuole immatricolare. Quest'anno l'ha fatto Blandino ma non avrà certo detto quel che E. ha espresso in poche parole: "Siete troppi! Andatevene! Altrimenti finirete a vendere patatine fritte!!". In tutti i paesi occidentali si fa questo discorso. Bisognerebbe farlo prima che la gente si iscriva al test!! Avete presente quelle note informative obbligatorie che bisogna spesso firmare quando si fa un contratto o cose simili? Ecco, uno che si iscrive al test, dovrebbe prima leggere il discorso di E., firmarlo e poi iscriversi. Magari aggiungerei qualche altra info sulla differenza tra psicologo e psicoterapeuta (cioè che chi pensa di fare lo psicoterapeuta deve pagare salatamente altri 4 anni di scuola di psicoterapia con buona probabilità che finisca comunque a vendere le patatine fritte). L'unica cosa su cui non concordo è la modalità con cui si fa il test di ingresso. E' un test che premia troppo le persone veloci a rispondere alle domande e molto meno quelle riflessive. Renderlo più duro, mantenendo la stessa modalità, potrebbe escludere persone molto brave anche se un pò lente. Io ad es. sono tra queste. Sono arrivato 300mo al test rispondendo bene a poche domande. Nessun errore ma ho risposto a poche domande. Se ci fossero stati solo 100 posti, sarei fuori... e sarei stato fuori anche da ingegneria. Poi, in entrambe le facoltà me la sono cavata abbastanza bene. Purtroppo però non ho una buona proposta alternativa. Forse lasciare il test così come è e rendere più difficili gli esami del primo anno. Chi non li supera tutti entro un anno e mezzo con la media del 25 è fuori. Oppure dopo un anno far proseguire solo i migliori 100 (non solo in base alla media ma anche al numero di esami dati). Nel test di ingresso si valuta troppo la capacità logica e il tempo di reazione. Però non si valuta affatto la voglia di studiare. Uno può essere intelligente, veloce ma non aver voglia. Comunque la questione del test è secondaria rispetto al discorso "patatine fritte".
Propongo solo una riflessione sulla 270: non ci si può opporre a chi esegue una legge ma a chi la crea. Con la legge attuale non c'è alcuna alternativa al numero chiuso. Ripeto, è matematica. Rapporto da rispettare + impossibilità di assumere nuovi professori = diminuire gli studenti. O ammazziamo gli studenti (illegale :-) oppure mettiamo il numero chiuso. Anche al Poli stanno protestando per questo. Ma la legge non l'ha fatta il Rettore, il Preside, ecc... loro la devono solo eseguire. Se non la eseguono, vengono licenziati. Sono dipendenti statali cioè dipendono dallo stato e dalle sue leggi. Le leggi vanno rispettate a parte che per principio, perchè se non lo si fa si incorre in sanzioni. Mentre si rispetta la legge (e quindi si mette il numero chiuso a meno che qualcuno non abbia un'idea geniale per rispettare la legge senza dover mettere il numero chiuso) si può contestare la legge. Però non bisogna contestarla all'organo esecutivo (l'università, il rettore, il preside, ecc...) ma all'organo legislativo (il parlamento e il governo). Alla fine la legge è stata fatta da Tremonti e non dalla Gelmini (che è solo un'esecutrice) e, infatti, hanno ragione gli studenti del Poli a chiamarsi "No Tremonti" anzichè "No Gelmini". In ogni caso l'ha fatta il governo e io concordo nel contestare il governo politicamente. Io ho sempre ritenuto che ci saremmo dovuti mantenere apartitici ma intendevo sulle questioni interne alla facoltà. Sulle questioni che riguardano l'intera Nazione bisogna essere di parte e in particolare della parte opposta al governo..... peccato però che non ho ancora capito chi sia l'opposizione in Italia......
L'unica alternativa possibile sarebbe assumere 10 professori a gratis.Lo dico in modo ironico, ma non poi così tanto, nel senso che è previsto dalla legge 230: comma 10. Sulla base delle proprie esigenze didattiche e nell'ambito delle relative disponibilità di bilancio, previo espletamento di procedure, disciplinate con propri regolamenti, che assicurino la valutazione comparativa dei candidati e la pubblicità degli atti, le università possono conferire incarichi di insegnamento gratuiti o retribuiti, anche pluriennali, nei corsi di studio di cui all'articolo 3 del regolamento di cui al decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca 22 ottobre 2004, n. 270, a soggetti italiani e stranieri, ad esclusione del personale tecnico amministrativo delle università,Tecnicamente parlando potrebbe essere attuabile.Anche se la legge 133 parla di blocco del turnover, una parte è collegata al bilancio e quindi l'assunzione gratis non influisce. Un'altra parte di legge dice: In ogni caso il numero delle unità di personale da stabilizzare non può eccedere, per ciascuna amministrazione, il 10 per cento delle unità cessate nell'anno precedente.A questo non so rispondere perchè non ho dati in mano... Se fossimo seriamente intenzionati a creare una battaglia pubblica insieme a tutti gli studenti, il corpo docente, il Preside e a fare una battaglia mediatica con la forza di 10 professori (agnelli sacrificati o forse no) che sono costretti a lavorare gratuitamente in nome di un diritto allo studio sacrosanto forse riusciremmo a fare qualcosa... Ma è l'utopia delle 0.07 dopo un'americanata di film, quindi non statemi troppo a leggere. La cosa buona è che mi sono letta finalmente le leggi nella loro interezza con tutti i commi
una delle conseguenze negative di attuare ciò che tu dici sarebbe una svendita del lavoro dei docenti, della cultura etc. Già così i fondi dedicati al "sapere" sono pochi, attuando una battaglia del genere temo che il governo (o chi per esso) ne approfitterebbe: dato che il mondo universitario va avanti anche senza soldi perchè darne?ovviamente è un'estremizzazione.da quanto ho capito, mi sembra che alcuni corsi vengono pagati 50€!!!!!!!!ok, che insegnando non ci si arricchisce, ma non è neanche giusto svendere il lavoro di chi ha studiato per anni!
Ci sono anche corsi che vengono insegnati gratis (basta guardare la sezione concorsi sul sito di unito). Chi li tiene? Non li tengono professori disperati che hanno bisogno di 50 euro :-) Sono fatti a posta per alcuni che hanno bisogno di punteggio.Io la vedo al contrario, rispetto a te però. Non c'entra la svendita del lavoro. Il governo non lo accetterebbe e sarebbe una manovra sovversiva perchè il governo vuole ridurre gli studenti. Gli studenti costano troppo! Più del doppio di quanto pagano di tasse. Quindi, o si alzano le tasse o si riducono gli studenti. Stanno facendo entrambe le cose. Dato che però le tasse sono ancora "troppo basse" per il costo di uno studente, bisogna tagliare studenti. E' un disegno ben preciso e nessun rettore (che vuole rimanere rettore :-) accetterebbe di istituire nuovi corsi, emettere degli appositi bandi, per assumere docenti gratuitamente, per raggirare la manovra del governo. Sarebbe un'azione eversiva. Invece la linea proposta (leggi "obbligata") dal governo è ridurre il numero degli studenti, ridurre le spese, andare verso la privatizzazione dell'università come in tantissimi altri paesi. Ovviamente io condanno questo atteggiamento ma ci vuole una forte alternativa politica in Italia... e invece non c'è.... :-(
L'unica alternativa possibile sarebbe assumere 10 professori a gratis. Lo dico in modo ironico, ma non poi così tanto, nel senso che è previsto dalla legge 230: comma 10. Sulla base delle proprie esigenze didattiche e nell'ambito delle relative disponibilità di bilancio, previo espletamento di procedure, disciplinate con propri regolamenti, che assicurino la valutazione comparativa dei candidati e la pubblicità degli atti, le università possono conferire incarichi di insegnamento gratuiti o retribuiti, anche pluriennali, nei corsi di studio di cui all'articolo 3 del regolamento di cui al decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca 22 ottobre 2004, n. 270, a soggetti italiani e stranieri, ad esclusione del personale tecnico amministrativo delle università, Tecnicamente parlando potrebbe essere attuabile. Anche se la legge 133 parla di blocco del turnover, una parte è collegata al bilancio e quindi l'assunzione gratis non influisce. Un'altra parte di legge dice: In ogni caso il numero delle unità di personale da stabilizzare non può eccedere, per ciascuna amministrazione, il 10 per cento delle unità cessate nell'anno precedente. A questo non so rispondere perchè non ho dati in mano... Se fossimo seriamente intenzionati a creare una battaglia pubblica insieme a tutti gli studenti, il corpo docente, il Preside e a fare una battaglia mediatica con la forza di 10 professori (agnelli sacrificati o forse no) che sono costretti a lavorare gratuitamente in nome di un diritto allo studio sacrosanto forse riusciremmo a fare qualcosa... Ma è l'utopia delle 0.07 dopo un'americanata di film, quindi non statemi troppo a leggere. La cosa buona è che mi sono letta finalmente le leggi nella loro interezza con tutti i commi
una delle conseguenze negative di attuare ciò che tu dici sarebbe una svendita del lavoro dei docenti, della cultura etc. Già così i fondi dedicati al "sapere" sono pochi, attuando una battaglia del genere temo che il governo (o chi per esso) ne approfitterebbe: dato che il mondo universitario va avanti anche senza soldi perchè darne? ovviamente è un'estremizzazione. da quanto ho capito, mi sembra che alcuni corsi vengono pagati 50€!!!!!!!!ok, che insegnando non ci si arricchisce, ma non è neanche giusto svendere il lavoro di chi ha studiato per anni!